La mia conversione

by Ruvido,

Non tutti nascono “imparati” … ne tutti nascono con la fede. Per quanto mi riguarda il problema non mi toccava affatto …

La fede non si trova per caso ne si perde. La fede nasce per un incontro profondo e totalizzante con Gesù Cristo, una memoria che non si dimentica. Chi ne ha fatto esperienza ne ricorda il giorno e l’ora (!) e concordo con un diacono nostro amico che la fede non si perde … forse la si può tradire ma non si perde, altrimenti era solo religione, abitudine e tradizione, cose belle e utili ma non totalizzanti come l’incontro di fede.

A quel tempo ero un ragazzo …

… non giocavo a ramino ma sicuramente fischiavo alle donne1. Correva l’anno 2001. Né cristiano, né ateo, né anticlericale … il problema proprio non mi toccava. Studiavo fisica, andavo ad arrampicare ed avevo la ragazza (e la moto). Il mio mondo era fatto da queste poche cose. E mi bastava. Non ci capivo granché, ma andavo avanti a legnate sui denti sperando che un giorno la fortuna avrebbe sorriso anche a me.

L’esperienza in montagna mi aveva segnato profondamente. Starsene lassu’, spesso da soli nella natura severa, parla all’anima. E proprio l’anima, la coscienza o chi per loro, mi aprì gli occhi sull’immensità del mondo, sulla mia piccolezza, sul fatto che ci fosse qualcosa oltre le pietre, la strada e le nuvole. Un pensiero molto new-age ma comunque a suo modo un pensiero spirituale. Allora mi dissi: “Ecco cosa mi manca oltre la fisica, la moto e la ragazza … mi manca un qualcosa di un po’ spirituale …” (abbiate pazienza ero giovane).

Nel frattempo il caso (il caso?) volle proprio che in quei mesi il mio caro amico Alessandro avesse preso a frequentare delle suore missionarie di Cristo Risorto (??). Lo stupore era grande. La nostra amicizia che risaliva ai primi anni del liceo poneva le fondamenta in cose tipo gare di sputi dal motorino o a chi piscia più lontano … cosa poteva aver portato il — mio amico — ad avvicinarsi ad una realtà tanto scabrosa come un gruppo di suore?! E mi invitava pure a partecipare … poverino pensavo, ha perso la testa.

Fatto sta che un giorno trascinandomi con l’inganno alla cappella universitaria mi forzo’ a seguire uno di questi incontri tenuti dalle suore (… vi ricordate la storia del paralitico calato dal tetto?). Mai esperienza mi fu più ripugnante (tolte le lezioni di latino ma quelle sono hors categorie). Non ero semplicemente arrabbiato ma proprio furioso. Furioso. Voi direte con Ale? Assolutamente, e neanche con le suore. Con nessuno, eppure una rabbia potente mi ribolliva in petto.

Questo fatto mi mise in discussione più di ogni altra cosa. Se l’incontro con le suore non aveva alcuna importanza perché stare così? Una cosa che non ha alcuna importanza lascia semplicemente indifferenti, non furiosi. Questo mi girava in testa. C’era qualcosa che non avevo colto, non sapevo cosa, ma c’era. Qualche giorno più tardi presi coraggio e andai dalle suore. Gli dissi che volevo capire qualcosa di spiritualità e che poiché loro erano delle “professioniste” forse avrei potuto imparare qualcosa da loro … Gesù e la chiesa non mi interessavano, volevo solo acquisire gli strumenti.

Ma bisogna fare attenzione a scherzare col fuoco. E Gesù è fuoco vivo. Le suore si dimostrarono ben disponibili e anzi mi invitarono a venire con loro ed il resto dei ragazzi in un monastero poco fuori Roma per il ritiro del Triduo Pasquale. Cosa significasse non ne avevo la benché minima idea, ma in una botta di incoscienza accettai … e mi cambiò la vita.

Un’unica regola mi diedi. Se parto con questo branco di matti non ha alcun senso che io vedendo cose che non condivido mi metta a giudicare. Farò ciò che fanno gli altri. Se si inginocchiano, mi inginocchierò; se pregano, pregerò (?); mi alzerò quando loro si alzeranno e quando chiuderanno gli occhi, li chiuderò anche io. Quando baceranno la croce anche io la bacerò e come loro consegneranno i propri peccati nella confessione, così farò io. Signore mi hai sedotto … ed io mi sono lasciato sedurre. In quell’occasione fui preso per mano, in quell’occasione il Signore mi tese la mano ed io accettai il Suo aiuto e la Sua presenza. Ne feci esperienza.

Incontrai una persona, e quella persona si chiama Gesù Cristo. Non un’idea, non una morale, non una religione, ma il vivente.

Dopo il triduo tornando a casa la domenica sera, arrivati alla stazione Tiburtina il mio cuore traboccava di gioia. Odiavo quel luogo eppure i miei occhi erano felici di vedere quei palazzi che sempre mi erano sembrati brutti (e lo sono). Non loro erano cambiati, ma io. E non io ero cambiato per mio merito ma per merito di chi avevo incontrato.

Come è stato possibile? Non lo so. So che il Signore bussa alla porta del nostro cuore notte e giorno ma noi non lo facciamo entrare. So però che abbattute le barriere del nostro cuore Egli entra. Il cammino era iniziato. Ci vollero anni per capirne il significato (e anche tanti aiuti come i 10 comandamenti, i corsi di Assisi ed un cammino spirituale) e ci vollero anni per adattare la mia vita affinché l’incontro col Signore non fosse il frutto di un caso ma una relazione stabile. Sono ancora in cammino, certo non più solo ora che ci sono mia moglie e i miei tre bei figli, ma sempre in cammino.

Quello che ho capito è che la storia della Chiesa è costruita da questi incontri, dal cambiar vita le cose vecchie sono passate ora c’è ne sono di nuove. Non esiste un cristianesimo autentico che sia d’allevamento (battesimo, comunione, cresima in parrocchia senza farsi troppe domande) ne un cristianesimo fai-da-te. Esiste un cristianesimo invece fatto di domande, cadute, perdono e risurrezione. Un cammino per i piccoli, che guardando in alto come mio figlio Samuele dicono “bello papà!”.

Buon cammino a tutti.


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