Quando la strada sembra non ci sia

by Ruvido,
Quando la strada sembra non ci sia

Sono sempre portato a ragionare in maniera schematica e razionale. Pensato il punto di partenza, stabilito l’arrivo, la mia mente già immagina il percorso ideale per raggiungere la meta. Puntualmente vengo deluso. Puntualmente il mio percorso ideale viene deviato e modificato, provocandomi tristezza e scoraggiamento. Non sono solo in questa situazione, infatti è un po’ il dramma di tutti. Ma è veramente un male?

Sarà il maltempo e il mio modo di lasciarmi condizionare dalla pioggia, sarà l’avvicinarsi di innumerevoli problemi oggettivi (o forse la corsa inarrestabile verso i 40 …) ma adesso ci sentiamo vicini ad un vicolo cieco. Il fidarsi cede il posto alla paura — alla paura di non crederci — di non vederLo. Sembra che una strada proprio non ci sia, anzi senza sembra, non c’è.

Uscire dalla gabbia del criceto, dalla gabbia delle nostre sicurezze, il nostro quadrato (o quello che abbiamo fatto diventare nostro perché avevano troppa paura per andare fuori schema) non è certamente una scampagnata nei prati. O meglio, a volte lo è, con il vento che ti soffia in faccia ed il sole che ti scalda il cuore. A volte invece è un po’ più tipo Rambo quando si butta nella foresta e si nasconde nei tronchi, una torcia di fuoco tra le mani. E lì la strada non c’è. Non c’è proprio. E non è piacevole, e non è confortevole ed è buio.

La fede cede il posto alla paura.

Frasi del tipo “non ce la farai mai”, “hai sbagliato tutto”, “non vali niente” balenano nella mente. E ti domandi a quale bivio della vita hai perso la svolta giusta. Come in superstrada quando perdi l’uscita e il navigatore gentilmente ti consiglia di fare inversione ad U appena possibile (in questi casi la saggezza di mia moglie ha il sopravvento sulla tecnologia, proibendomi l’improbabile manovra e consigliandomi di proseguire dritto). Puntualmente c’è sempre un’uscita successiva che con un semplice ricalcolo del tragitto ci porterà sani e salvi alla meta. Ormai lo so, e con noncurante disprezzo aspetto che il navigatore trovi la nuova strada verso la destinazione. Anzi, è successo che la strada alternativa fosse migliore di quella che il navigatore aveva pensato inizialmente. In questo modo ci siamo ritrovati in posti sconosciuti, a volte molto belli e romantici, luoghi che non avremmo conosciuto seguendo il tragitto tradizionale. Era stata un’occasione.

E per la vita è anche così?

Come il navigatore usa un numero limitatissimo di parametri per calcolare il percorso “ottimale”, così la nostra testa crea delle aspettative sulla vita con un numero troppo limitato di elementi … ecco il motivo del disegno che ho messo in cima a questo post. Guardalo. Questa potrebbe essere la rappresentazione ideale della mia vita. Nella mia testa il percorso è piuttosto lineare. Forse le tappe intermedie si potrebbero chiamare “finire gli studi”, “comprare casa”, “sposarsi”, ma anche “viaggiare”, “avere successo”. Il punto qui è che tutto si sarebbe dovuto realizzare attraverso una serie di tappe conseguenti una all’altra. Invece, la strada che ho percorso è altra cosa. Potrebbe apparire un caos di percorsi senza meta, un ritornare continuamente sugli stessi punti, le stesse fatiche, le stesse cadute. Ed in questo viaggiare, mille imprevisti, e sopratutto mille sorprese che hanno reso la mia vita ricca. Imprevisti appunto — che non erano stati previsti da me. In questa maniera ho incontrato alcune delle persone più importanti, su tutte mia moglie Alessandra. Poi i traslochi … e poi il dono della fede, che arrivo’ al culmine di una serie di eventi “casuali” e sciagurati.

Le vostre vie non sono le mie vie, dice il Signore — Is 55,8

Mi guardo indietro ed è il momento di fare memoria. Il momento di ricordare per dove sei passato, per dove il Signore ti ha condotto. “Camminerai su aspidi e vipere” (Sal90) ma “le porte degli inferi non prevarranno” (Mt16,18), ecco la promessa del Signore.

Vorrei terminare questa condivisione con un fatto concreto.

Per me ed Alessandra non è stato semplice decidere di sposarci. Non avevamo alcun tipo di certezza tranne il cammino percorso ed il desiderio di continuarlo insieme. Sembrava impossibile potersi sposare. Io lavoravo a Zurigo ed il mio contratto stava finendo, mentre Ale era a Roma per studiare. Essendo di Roma, il mio desiderio era di poter tornare nella mia città e così iniziare una vita insieme. Vivere in Svizzera sarebbe stato troppo complicato a quel tempo ma trovare lavoro a Roma sembrava un’impresa tipo scalare il gran canyon alla Tom Cruise in Mission Impossible. La strada non si vedeva, non c’era. “Continua solo ad aver fede!” dice Gesù al capo della sinagoga la cui figlia sta morendo. E così abbiamo fatto.

Per prima cosa abbiamo deciso la data. Poi ci siamo scambiati la promessa, ed infine abbiamo fermato la Chiesa. L’essenziale. Senza lavoro. Senza casa. Senza supporto delle nostre famiglie. Sembravamo proprio senza futuro a dire il vero … ma avevamo la gioia nel cuore di rispondere ad una chiamata.

Intanto il tempo passava ed Ale continuava a studiare a Roma mentre io stavo ancora a Zurigo. Tutto successe in fretta quando un paio di mesi dopo, un tipo di Roma incontrato “per caso” in una conferenza mi disse che c’era un posto libero da loro. Il mio profilo era perfetto. Era un sabato. Il lunedì successivo avevo il lavoro a Roma. Mille strade avevamo provato, mille porte sbattute in faccia (tecnicamente sui denti direi). E nel luogo più improbabile (ero in Portogallo), con le aspettative azzerate, la situazione si sblocca. Con il lavoro in mano potevamo pagare un affitto, si apriva una via. Il Signore ti da il necessario non il superfluo. Così successe ancora altre volte, come ad esempio due anni più tardi ed in partenza da Roma. Così quando eravamo in crisi nera in Francia. Così in tutti i momenti aridi e difficili della nostra vita.

Allora mi guardo indietro, faccio memoria e vedo che veramente abbiamo camminato su aspidi e vipere, veramente si sono aperte strade che non c’erano.

Oggi voglio fare mia la frase di Gesù “continua solo ad avere fede”. Così farò.

E tu?


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