Settembre 2003. Io una ragazzina di 17 anni all’ultimo anno di liceo. Della vita non avevo capito molto, ma una cosa era chiara: fare centro nella vita voleva dire rispondere alla propria vocazione, ovvero fare centro nell’amore. E per me questo voleva dire donarmi tutta al Signore. Il mio rapporto con Dio era così profondo che pensavo che nessun uomo potesse mai entrare in questa parte così intima e preziosa. Diciamo che quella strana malattia marrone, la francescanite acuta, stava prendendo piede in me. Per questo avevo iniziato un cammino vocazionale con padre Giovanni ad Assisi. Lui però mi disse: “Impara a corteggiare un uomo e poi vediamo se possiamo provare a corteggiare Dio”. E aggiungeva: “Devi pensare ad una persona che già conosci, non pensare a l’uomo ideale”. Bella cosa, ma da dove si comincia? Io con uno della mia classe neanche a pensarci! … ma in fondo al cuore c’era una persona che mi aveva colpito, il mio amico Francesco che avevo conosciuto alla marcia francescana un anno prima. Non ero innamorata ma lo stimavo e lo consideravo un uomo. E quando è lo Spirito a suscitare i desideri le vie si aprono in maniera imprevebile …
E così qualche mese dopo io e Francesco ci fidanzammo! al chiaro di luna e dopo una bellissima serata al centro di Roma. Uno dei giorni più belli della mia vita! Che emozione! Era proprio come me lo immaginavo: l’inizio di un fidanzamento con un ragazzo che la pensava come me e dopo un periodo di semplice amicizia. A me non mi si filava nessuno, ma mi sarebbe piaciuto che fosse andato proprio così — possono scattare i cuoricini in sovrimpressione !!!!!
Ero felice.
Ma quando l’indomani ci rivedemmo, Francesco aveva un faccino serio serio. Seppure la sera prima aveva intuito di aver trovato la donna dela sua vita (n.b. questa cosa io l’ho saputa solo qualche giorno prima di sposarci…), erano già spariti tutti i cuoricini. Pensava di aver fatto la solita cazzata. Di essersi imbattuto nella solita storia impossibile, nei soliti casini sentimentali, classico suo. Sicuro stava sbagliando a iniziare una relazione a distanza (Zurigo-Basilicata) e poi con una ragazzina di otto anni di meno. Io ero ancora presa dai cuoricini però a pensarci bene mi sembrava pure a me una mezza cavolata. Ma che cappero stavamo facendo? Stavamo iniziando un rapporto a distanza con tanta leggerezza. Come ci saremmo incontrati? E chi ci li aveva i soldi per viaggiare e incontrare Francesco? Senza cuoricini sprizzanti e un po’ scoraggiati andammo a messa ma il Vangelo del giorno ci venne in contro:
Maestro, non abbiamo preso niente tutta la notte, ma sulla tua parola getterò le reti (Lc5,5)
Questa parola parlò dritta al cuore. Ci risuonò chiaro cosa volesse dire per noi in quel momento: Avete pescato tutta la vita con le vostre forze e le vostre belle logiche senza concludere niente, adesso fidatevi di Me e andate fuori dal vostro schema. E poi continuava parlando di abbondanza, di missione, di lascaire tutto. Ammazza che potenza sta parola di Dio! Così chiara che di più non si poteva! Usciti dalla messa, ci confrontammo, e ad entrambi aveva parlato in questo modo … e così decidemmo di metterci in cammino, di incamminarci per una strada che ci spaventava ma che qualcunAltro illuminava.
Lo stesso vangelo ci venne nuovamente in soccorso un anno dopo.
Volevamo lasciarci a causa della stanchezza, della solitudine e della lontananza. Ci eravamo presi una settimana di silenzio in cui non ci saremmo sentiti perché le cose non andavamo proprio. Eravamo troppo diversi e non riuscivamo ad avere un rapporto paritario. Io stanca, frustrata da non riuscire a risolvere la situazione, ero convintissima a lasciarlo e zac! vado a messa e di nuovo questo vangelo. All’udirlo risuonò forte nel mio cuore “Non temere, continua ad avere fede”.
La Parola di Dio è viva, è Verbo incarnato, illumina. Durante il nostro fidanzamento sono stati almeno tre i passi che ci hanno indicato il cammino, primo su tutti Lc5,5. Ma nonostante questo, non è stato affatto facile mantenersi fedeli a queste promesse, credere alla Sua Parola fino in fondo, fino a prendere delle decisioni concrete — che ti cambiano la vita — basandole proprio sulla Sua Parola.
Come la decisione di sposarci.
E proprio qui sperimentammo nuovamente come tutto questo non sia teoria. Assaliti dai dubbi e le incertezze, andammo ad Assisi dal frate dicendogli: “Sai non sentiamo più niente l’uno per l’altra. Boh, non sentiamo più quell’emozione. Di solito chi si sposa è emozionato, no? Noi non sentiamo più niente”. C’è mancato poco a che il frate ci menava: “Ma allora non avete veramente capito niente!!! E che un matrimonio si regge sul sentire! Qual è il vostro metro di misura? Cosa vi ha portato fin qui, il friccichio al cuore? Un matrimonio si fonda sulla roccia della parola di Dio, altro che cuoricini!!!!”. Usciti da quel colloquio, oltre ad essere felici che il frate ci avesse lasciati ancora in vita, abbiamo capito che valeva la pena ascoltare il Signore e porre le fondamenta della nostra nuova casa sulla roccia solida della Sua parola e non sul sentire dei cuoricini.
“Sulla tua parola getterò le reti” ci ha accompagnato dal primo giorno del nostro fidanzamento fino ad oggi. Leggendola e rileggendola negli anni racconta davvero tutto il nostro percorso. Ogni riga descrive quello che è successo dopo e dopo ancora e ci chiama ancora oggi, ci interroga e scruta i nostri cuori. Quel passo davvero parla di noi e ci chiama alla nostra vocazione. Ci ricorda che Dio è Dio e ci chiede di fidarci dell’impossibile che Lui ci vuole donare. Proprio rileggendo questa Parola è iniziato quel cammino che ci ha portato a 5pani2pesci. Lode al nome Suo.
Ognuno dovrebbe avere come guida la Parola di Dio. Un passo che parla al tuo cuore, che ti chiama ai desideri più intimi e profondi, che sia la Roccia sulla quale fondare la tua casa, il faro che sorge tra le onde spumeggianti della vita e che ti indica la direzione prendere.
Buon cammino.
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