La messa, che noia!

by Ruvido,
La messa, che noia!

L’eucarestia è il sacramento principe della nostra fede. Ma come fare per viverlo in pienezza e non come una semplice routine settimanale? Storia di un percorso personale — dalla noia alla gioia!

AVVERTIMENTO: mi rendo conto che non tutti la possono vivere come me, e che da sempre nutrono riverenza e interesse per la messa. Bello! Purtroppo per me non è stato così e questo in sintesi è il racconto del mio cammino.

Francamente ci ho messo un po’ per capire perché il popolo di Dio utilizzasse questo giorno tanto interessante come la domenica per riunirsi insieme e celebrare un rito. Un rito! capisci? Per me la domenica è sempre stato il giorno delle grandi attività, sublimazione dagli impegni settimanali, gare in bicicletta e avventure in montagna, non un rito … quello lo possiamo fare in altri momenti, no? La domenica …

E poi francamente è pure un rito noioso. In piedi, seduti, in piedi, seduti. Si risponde, a volte si canta. E poi tutti a casa per la lasagna. Ma è veramente questa la messa?

Frequentando Assisi, mi sono reso conto come frati e suore dessero grande importanza al momento dell’eucarestia. In un ritiro pasquale — dove appunto si andava a messa quotidianamente — una suora mi confidò che le pesava terribilmente la celebrazione del venerdì santo, come se ci fosse un buco nella giornata senza potersi unire con lo sposo attraverso l’eucarestia …

Ora immaginatevi me a sentire queste parole. Coooosa? Per me era una salvata — almeno oggi la sfanghiamo … chiaramente c’era un qualche dettaglio fondamentale che mi sfuggiva nel grande puzzle del mistero eucaristico.

Il potere dell’omelia

La grande eccezione a questo panorama erano le messe di don Fabio Rosini. Ahhh che billizza! Come Montalbano si lecca i baffi di fronte a un bel piatto di triglie, così io mi godevo quelle messe, aspettando con ansia l’annuncio della parola di Dio e soprattutto … l’omelia! Quante grandi e profonde verità mi sono state annunciate in quelle domeniche. La messa mi volava. Il mio cuore rapito. E poi rimanere tutta la settimana a pensare, a meditare quelle parole ispirate. Ma … come si dice? Di don Fabio ce n’è uno, tutti gli altri son nessuno! Con le varie partenze europee, tra Zurigo, Strasburgo e ora Friburgo quelle messe sono diventate ben presto un lontano e nostalgico ricordo. E mi chiedevo quale fosse quell’ingrediente magico da rendere qualcosa di noioso, tanto avvincente e partecipato da parte mia.

Tu mi appartieni

Ho continuato a frequentare la messa tra alti e bassi per anni. Sono stato fedele la domenica anche se avrei preferito andare a fare qualche gita. Spesso sono andato durante la settimana alla pausa pranzo o magari uscendo dal lavoro (il grande vantaggio delle messe intra-settimanali era nella durata — record di velocità 12 minuti e 38 secondi, un mito). Ma chiaramente tutto questo non era sostenibile e non era evangelico, cioè non aveva nulla a che vedere con l’annuncio della Buona Novella che Gesù ci ha donato. La messa doveva essere qualcosa di bello, ma io non riuscivo a vederlo.

E poi un giorno fai click.

Ero in Basilicata insieme ad Alessandra a pregare in un gruppo di preghiera del rinnovamento dello spirito. Non sono molto pratico ma mi piaceva l’ambiente e la potenza della preghiera. Ad un certo momento arrivo a questa consapevolezza … io ti appartengo.

“Io ti appartengo!”

La mia vita, i miei pensieri, il mio cuore, tutto ti appartiene. Tutto appartiene a Gesù. È suo, sono suo. Nella mia interezza, ed è questo quello che conta. Se vuoi essere suo oppure no. La mia preghiera nei mesi successivi è stata sempre questa: “Io ti appartengo”. A casa, per strada … e a messa. E lì qualcosa è cambiato.

Con questo desiderio nel cuore, l’eucarestia è diventata il momento di unione tra me e Lui. Il Lui al quale appartengo, il mio Signore. Tutto il resto è divenuto un lento avvicinamento, una lenta salita verso questa unione; a volte ad occhi chiusi in piena meditazione, a volte con i ragazzini in braccio che fanno i monelli; una volta preso dalle belle parole del sacerdote, a volte spossato dai canti ottocenteschi in chiave neo-melodica.

Ma il punto ed il centro rimaneva sempre quello: “io ti appartengo” e sono qui — oggi — per affermare questa unione, per renderla carne. Io sono qui perché ti appartengo, per ascoltare la tua parola e vivere a pieno l’unione con te nell’eucarestia; non è più importante se il prete sa fare una buona omelia o se i canti sono belli. Il centro sei Tu e questo Amore da ricevere e da portare al mondo.

Non sono degno

Entrato in questa logica tutto ha preso senso, al punto di arrivare di fronte al sacerdote per prendere il corpo di Cristo e pensare: “Oh mio Dio non sono degno!”. Lo so che sto parlando come una suore ma fidatevi … non sono una suora!!

Semplicemente ti rendi conto che tu sei uno schifoso e quello davanti a te è Gesù eucaristico. Che Lui ti aspetta con tutto il cuore da sempre, perché questo è il luogo concreto che ha scelto per incontrarti proprio prima di morire per te! E tu ci sei arrivato magari pensando ad altro; distrattamente ti sei avvicinato a quel mistero di salvezza per l’umanità. Quando arrivi a riconoscere tutto questo (non dico capire, chi può capirlo?) la messa diventa un’altra cosa. E tutti gli altri strumenti che la chiesa ci ha donato, come la parola di Dio e la confessione, diventano funzionali a questo grande mistero. Perché la messa è piena con o senza omelia potente, con o senza amici, con o senza canti coinvolgenti.

La messa è il luogo che Gesù ha scelto per diventare uno con te ed i fratelli.

Ed è bello poterci essere.


AGGIORNAMENTO: Abbiamo scritto un nuovo post per approfondire il sacramento della confessione, vai a leggerlo qui: La potenza della confessione


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