Nel 2001, quando mi ritrovai quasi per caso ad un ritiro per il triduo pasquale, non sapevo cosa aspettarmi. Era l’alba della mia conversione e non avevo mai fatto una vera, consapevole, confessione in vita mia. Non che mi fossi veramente preparato, ma c’era talmente tanta roba di cui parlare che non fu difficile dare una prima bella sgrossata. A posteriori ho capito che quella confessione fu un momento critico per il mio cammino, un passaggio chiave verso la terra promessa, verso la gioia vera. Un passaggio fondamentale verso l’abbraccio del Padre.
Per molti non è facile avvicinarsi alla confessione. Ci si chiede: Ma cosa ho fatto di male? A che serve? Che pensarà il sacerdote? Personalmente cerco di confessarmi spesso perchè ne vedo i molteplici e grandi frutti che questo sacramento provoca nella mia vita e in quelli che mi stanno accanto. Di seguito ho provato ad elencare alcuni punti che ritengo fondamentali per poter vivere a pieno questo momento e superare alcune delle paure più frequenti.
È un momento di grazia
La confessione è il sacramento della riconciliazione e si riceve tramite un sacerdote (soluzioni fai-da-te tra Dio e te non funzionano … vedi citazione qui sotto). Il punto cruciale del sacramento è che c’è una grazia da ricevere, un regalo da prendere. Si chiama per-dono. Cioè un super-dono, qualcosa di speciale, di grande. Qualcosa che non meritiamo ma che il Signore ha pensato per noi fin dalla fondazione della chiesa perchè sapeva che ne avevamo bisogno:
Confessate perciò i vostri peccati gli uni agli altri e pregate gli uni per gli altri per essere guariti — Gc5
È un momento di riconciliazione con se stessi e con Dio. Un ripartire da una pagina bianca.
Ma come credere a tutto questo?
Il senso di colpa ci alita sul collo. Molti pensieri cattivi ci offuscano la mente e la conclusione è sempre la stessa: Tu non vai bene. Sei cattivo. Non vai. Hai commesso questo è quello. Sei un iroso. Sei un lussurioso. Un pigro. Tu sei così … ti viene continuamente sussurato all’orecchio.
Una grande gioia
Invece fratelli vi annuncio una grande gioia.
L’amore di Dio è più grande dei nostri peccati, delle nostre mancanze, delle nostre infedeltà. Non c’è tentazione più grande che pensare che la nostra colpa sia più grande dell’amore di Dio. È lì che il divisore ti vuole fregare e come direbbe il nostro amico Felice: “eh jamm’”, apri gli occhi. Tutta la missione di Gesù sta in questo che “credano e gli vengano rimessi i peccati; va la tua fede ti ha salvato”. Gesù è salito sulla croce, si è fatto ammazzare proprio per questo: perchè noi fossimo perdonati e che vivessimo in pienezza proprio tramite questo perdono.
Essere umili non sta nel dire: faccio schifo, i miei peccati sono troppo grandi. L’umiltà sta proprio nel riconoscere che Egli è più grande, che il suo Perdono è più grande. L’umiltà sta nel riconoscere questo dono e andarselo a prendere … anche se non capisci — soprattutto — se non capisci.
Gli spazzini di Dio
Di recente ho sentito una interessante descrizione della confessione da parte di un sacerdote. Ha detto: “noi siamo gli spazzini di Dio”. Prendono la munnezza e la vanno a buttare. Non guardano dentro al bidone, non gli interessa, è spazzatura. Non dicono “uh-oh” guarda quanti pannolini hanno buttato i Rao o quanti mango si è mangiato Simone o quanti capretti ha ammazzato Raffaele. Prendono la spazzatura e la buttano. Fine. Così è la confessione. Tu devi portare solo il tuo sacchetto, poi il sacerdote lo butta. Fine. Non c’è giudizio, non c’è commento. Stiamo tutti sulla stessa barca, compreso il sacerdote.
Consigli pratici
Per una buona confessione è necessario prendersi un momento di riflessione sulla propria vita: cosa anima le nostre scelte, dove si trova il nostro cuore. Si parte dai 10 comandamenti e si guarda alla nostra vita. Poniti queste domande:
- Cosa mi allontana da Dio oggi?
- Cosa mi allontana da mia moglie/marito/fidanzata/o oggi?
- Cosa mi impedisce di compiere il bene verso i fratelli oggi?
E poi piano piano si scava, si scava, fino ad arrivare ai peccati più grandi e incoffessabili: un adulterio, l’aborto, qualche mancanza grave verso un fratello. Nessuno si scandalizzi! Questo è il momento di tirare fuori le cose grosse! Questi macigni sono delle zavorre che ci impediscono di andare avanti e progredire nell’amore. Ci fanno diventare polli, ma noi siamo aquile!
Allora vista l’enorme occasione che abbiamo, cerchiamo di prepararci per questo sacramento in un clima raccolto, evitando le liti e col cuore interamente rivolto a Dio: “Io ti appartengo”. Molti trovano il digiuno di grande aiuto per entrare in questo spirito, se non lo avete mai fatto, potrebbe essere l’occasione buona, provatelo.
Grazie per aver letto fin qui.
Buon perdono!
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