Sulla solida roccia

by Alescanca,
Sulla solida roccia

Su cosa vuoi basare la tua relazione di coppia? Su cosa vuoi costruire i presupposti per la famiglia che volete far nascere? Cosa vi manca per prendere il volo verso la scelta del matrimonio? Il lavoro fisso? La casa di proprietà? La laurea da finire? Quell’obiettivo lavorativo che vuoi raggiungere a tutti i costi?

Mi sono fatta anch’io spesso queste domande. Intorno a me ho sempre sentito parlare di quanto la famiglia sia la cosa più importante della tua vita e di quanto bisogna fare tutte le cose “necessarie” affinché essa si realizzi nel migliore dei modi. Mio padre mi diceva sempre: “La famiglia è al primo posto, però prima ti devi laureare, poi trovare un lavoro e comprare casa e poi ti sposi”. In pratica, proprio per il bene della famiglia e per l’importanza che ha bisogna equipaggiarsi bene affinché possa esserci. A dire il vero razionalmente il discorso filava, ma praticamente questo primo posto dato alla famiglia proprio non lo vedevo; semmai sta famiglia era all’ultimo posto! E poi, seguendo il ragionamento, si dovrebbe iniziare a parlare di matrimonio contemporaneamente ai primi segnali di menopausa.

Ma davvero la mia famiglia con Francesco la dovevo basare sulla “sicurezza” di un lavoro o sull’avere o meno una casa di proprietà?

A me sembrava troppo poco. La nostra relazione meritava molto di più. Io pensavo a cose grandi, scoperte, avventure, insomma a cose più solide e più divertenti. Poi, da brava studentessa di filosofia (ho fatto un anno di filosofia prima di passare a scienze dell’educazione) ho iniziato a fare una critica della ragion pura di mio padre su ogni elemento, punto per punto e a farmi due conti:

La laurea

Certo che sposarmi con gli studi terminati non sarebbe stato male! Come avrei fatto a seguire le lezioni e a studiare se dovevo anche badare ad una casa tutta nostra? E il maritino? Come faccio a conciliare i suoi orari con i miei? Belle domande, ma in fondo al cuore mi sembravano tutte cose risolvibili e, soprattutto, non mi sembravano difficoltà insormontabili; diciamo che la relazione con Francesco era talmente preziosa e profonda per me che queste altre cose mi sembravano sciocchezze organizzative da risolvere. E cosí è stato: le lezioni le ho seguite molto meno e non è cambiato nulla; la casa l’abbiamo pulita insieme e insieme ci siamo divertiti a provare nuove ricette; per il maritino, e poi per i bimbi, a volte è stato un grande peso che io studiassi e a volte siamo riusciti a trovare degli ottimi compromessi, tipo approfittare degli esami della mamma a Roma per accompagnarla e stare una settimana dai nonni (dopo un anno di matrimonio ci siamo trasferiti in Francia e poi in Germania). Alla fine mi sono laureata un anno e mezzo fa con Samuele in braccio mentre discutevo la tesi sulle scuole che frequentano Chiara e Maria, mica male!

Il lavoro

Certo che avere un buon lavoro per far partire una famiglia è un’ottima idea. Aspirare al lavoro fisso è però un’utopia o un miracolo nel 2015. Noi avevamo il lavoro precario per definizione: Francesco era ricercatore universitario… che ve lo dico a fa! Quando i soldini scarseggiavano ho fatto una lunga lista di lavori che mi sarebbero piaciuti e di lavori che mi dessero una “sicurezza” economica. Ho pensato ad un datore di lavoro flessibile, creativo, che faccia cose interessanti per cui valga la pena spendere le proprie giornate e che mi garantisse un’assunzione a tempo indeterminato. L’unico della lista era il Signore. Fra l’altro i requisiti richiesti per l’assunzione erano le NON capacità, cioè più peccatore e incapace sei meglio è! Se sei bravo sembra opera tua, se sei peccatore riconosciuto e fai qualcosa di buono è evidente che non è opera delle mani tue. Altro requisito era il coraggio di avventurarsi verso la scoperta della gioia e della Verità piena sulla tua vita. E infine bisognava essere disponibili all’imprevisto. Di tutti questi requisiti, in particolare il primo, mi calzavano a pennello! La vigna del Signore è sempre in cerca di operai da assumere a tempo indeterminato. Tanto, ho pensato, anche quei tre/quattro amici con il contratto a tempo indeterminato, dopo dieci anni sono stati licenziati. Che faccio? Fondo la nostra relazione e la famiglia che vogliamo avere su questa “sicurezza” del lavoro? Non mi pare tenga il peso! Il lavoro è un servizio, non è il caposaldo del nostro matrimonio. Se viene meno non viene meno il nostro progetto di famiglia. Il lavoro è un problema esterno alla coppia, non interno.

La casa

Questo è il mio punto preferito. Da anni io e Francesco sogniamo di avere una casa tutta nostra, con un bel giardino con un albero grande con l’altalena penzoloni, un angolo con le fragole e i pomodori con intorno nient’altro che campagna e poche casette. Che sogno! Si, è un bel sogno ma diventa brutto quando diventa il limite che impedisce di realizzare il sogno vero, ovvero quello di consacrare la nostra relazione a Dio, di unirci in matrimonio e fare grandi cose come pensare di aprirsi ad avere un figlio o tanti, che mi sembra la cosa più grande che l’amore possa fare a chi ha questa grazia. La casa è un sogno bello quando viene messo al posto giusto nella scala delle priorità. Nella nostra scala di priorità c’era: imparare a volersi bene da Dio, cercare la bellezza da Dio, divertirsi da Dio, provare a perdonarsi da Dio, realizzare la voglia matta di stare insieme… da Dio, donarsi l’un l’altra come ha fatto Dio. Beh, la casa di proprietà era in fondo alla lista e spero comunque che un giorno si realizzi. Tutto sommato mi chiedevo se avere sta benedetta casa avrebbe cambiato l’assetto familiare, nel senso che se non averla avrebbe creato tensione fra noi e stress. Ho visto poi che molte coppie vivevano bene il loro matrimonio anche senza una casa loro. Tutto sommato non mi sembrava un elemento determinante per la nostra futura family. Ho pensato anche che sta benedetta casa non è proprio questa roccaforte su cui poggiare il peso di una famiglia perché basta un uragano, un terremoto o non so che e te la sei giocata, quindi non mi sembra un buon elemento su cui fare affidamento.

Un traguardo lavorativo

Per molti uomini raggiungere dei traguardi è davvero importante. Per noi donne i traguardi sono relazionali, per gli uomini non solo. Tante volte ho sentito dire: “Ci sposeremo dopo che mi avranno promosso…”. Ma che stai a dí? Quando ti avranno promosso lei da mo’ che ti avrà lasciato! Una donna non accetterà mai di essere seconda a nessuno, figuriamoci al tuo traguardo. “No, ma io lo faccio per il nostro bene, per il nostro futuro insieme”. Ma che stai a dí?! Se il presente fa cagare, se oggi posticipi la relazione con lei al traguardo lavorativo ti trovi senza la tua lei e senza la promozione perché quando lei ti lascerà ti sentirai talmente fallito che il tuo collega rivale approfitterà della tua fase down per fare un lavoro più figo del tuo e superarti agli occhi del capo. Metti al riparo la relazione affettiva con la tua ragazza e poi, ricolmo dello Spirito Santo del sacramento del matrimonio, vedrai come gestire il lavoro; altro che impegno, sforzi e privazioni! Ti accorgerai che bastava lo Spirito Santo.

Su cosa vuoi basare la tua relazione di coppia? Su cosa la vuoi costruire la casa?

La mia esperienza mi fa dire che qua l’Unico che regge un matrimonio è lo Spirito Santo, le altre cose sono sabbia al vento, aria fritta, nessuna di queste cose regge e sostiene la nostra relazione. La laurea adesso ce l’ho ma non ha cambiato nulla. Il lavoro è sempre stato precario. Mai ci è mancato nulla, anzi! La casa la continuiamo a desiderare ma non è nell’elenco delle priorità. Il traguardo lavorativo non ha mai portato nessuna svolta. L’unica roccia solida su cui poggiamo il nostro matrimonio è quella Parola che abbiamo ascoltato dodici anni fa andando a messa in centro a Roma. Quella Parola lí regge il nostro stare insieme, la nostra chiamata alle cose grandi, al volersi bene, al perdono, alla fiducia. Il nostro matrimonio si regge su questo e quando la nostra relazione con Dio diventa tiepida, anche il nostro matrimonio non ha più quel sapore fresco, avventuroso. E tu, cosa ti impedisce di scoprire questo regalo di Dio?

Non voglio sminuire le coppie che con tanta fatica stanno cercando un lavoro né tanto meno quelle coppie che stanno studiando entrambi e hanno già chiaro nel cuore il desiderio di una vita insieme. La cosa importante è guardare alla roccia solida che tiene insieme la vostra relazione, alla sorgente dell’Amore, a Dio. Io e Francesco abbiamo vissuto queste difficoltà del lavoro, dello studio e della casa e le continuiamo a vivere tutt’oggi. Nel cammino abbiamo imparato una cosa molto preziosa: se ti incammini seriamente verso il Signore, Lui ti viene incontro e ti benedice con la Sua provvidenza se è Sua volontà. Non mettete ostacoli al Signore, ma preparate le vie affinché possa passare. Non dite non sono laureato, non abbiamo il lavoro stabile o non abbiamo la casa. Non anteponete le sicurezze alla vocazione al matrimonio. Mettete come priorità la vostra coppia, il fare discernimento se questa chiamata è per voi e se siete chiamati insieme a percorrerla. Mettete al centro il centro e il resto, se è davvero Sua volontà, vi sarà dato in aggiunta.


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