I miei capodanni sono stati sempre semplici. Di solito passati al mio paesello sperduto in Basilicata a giocare a briscola con la zia Antonietta che ci faceva morire dal ridere e mio cugino che scoppiava i botti. Poi verso i 18 anni, quando iniziavo a bazzicare Roma insieme a Francesco, sono iniziati gli inviti più festaioli, in locali fittati da qualcuno, musica disco, qualche ballerino esuberante e vestiti sbrilluccicosi. Non so perché, sara’ che in realtà sono molto timida e non amo ballare (mi sento goffa!!), ma queste feste mi lasciavano sempre un senso di grande solitudine e vuoto. Ho sempre pensato che ero io a non sapermi divertire, ero io la classica ragazza che si piazza in un angolo con un tartina e un bicchiere di coca cola in mano e non si schioda di li fino a che non e’ ora di tornarsene a casa. Con gli anni ho scoperto che anche chi ballava, parlava con tutti o metteva la musica, in fondo in fondo, viveva le stesse cose che provavo io.
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Quando ho incontrato Assisi e il capodanno organizzato dai frati ho avuto la conferma che non era semplicemente una questione di timidezza ma proprio di contenuti. Infatti ad Assisi ballavo, mi scatenavo, mi divertivo, mi sentivo libera e pure piena. Non facevo niente di speciale: un cenone a casa delle suore, poi tutti in palestra a ballare come dei pazzi con i frati e per finire processione silenziosa in Porziuncola con una candela in mano. Infine la messa e l’adorazione eucaristica mentre tutti sparavano botti a destra e a manca (chiaramente di ritorno a casa delle suore strapanettone tanto per non farsi mancare niente :-)
Quelli che pero’ rimangono i nostri capodanni più significativi sono quelli passati a santa Francesca Romana, la parrocchia dove fino a qualche tempo fa c’era don Fabio Rosini (ideatore dei 10 comandamenti). Che dire, semplicemente bellissimi! Di solito non c’era niente di organizzato. Poi all’ultimo momento don Fabio invitava tutti per un momento “intimo”. All’ultimo istante perché così venivano tutti quelli che non erano stati ancora invitati da qualcuno, le persone sole del quartiere e, chiaramente, gli sfigati. Noi facevamo parte invece della cerchia “Noi a capodanno nun sapemo che fa’ perche’ ad Assisi nun ce potemo anda’ che semo sposati (difficile ospitarci e poi ci siamo stati tante volte), con gli amici dell’universita’ nun ce piace, quindi annamo da don Fabio a vede’ che fa!”.
Bello! Bellissimo! Don Fabio preparava 12 candele sull’altare, una per ogni mese dell’anno. Ci mettevamo in preghiera. Si accendeva la prima candela: il mese di Gennaio. “Per cosa vuoi ringraziare il Signore? Cosa e’ successo a gennaio? Quali grazie hai ricevuto o quali cose sono state per te motivo di conversione?” diceva don Fabio. Tutto questo perché la memoria e’ importante nella nostra storia di salvezza. E’ importante riconoscere esplicitamente dove e quando Dio ha operato nella tua vita. Farne memoria, ne da il peso giusto e riempie il cuore di gratitudine verso Nostro Signore che ci ha custodito per l’anno intero. Perché anche nelle difficoltà passa la storia della Salvezza, anche per il deserto. Non eravamo in tantissimi, ma c’erano ragazzi, anziani soli, coppie e anche bambini. Chi voleva si alzava, andava davanti l’altare e ringraziava per qualcosa. Poi si passava al mese di Febbraio e così via. Ho sentito cose meravigliose come nascite di bimbi, incontri provvidenziali, un incontro che ti ha cambiato la prospettiva, ecc. La cosa che mi ha sorpreso di più e’ stata la condivisione che con il passare dei mesi dell’anno si faceva sempre più profonda in quella chiesa. Allora sono iniziate condivisioni molto intime. Ricordo una ragazza che diceva di aver abortito prima della sua conversione e che quell’anno aveva preso in braccio la bimba appena nata della sua migliore amica e che, oltre ad aver pianto amaramente, aveva desiderato di aprirsi alla vita con suo marito. Oppure un ragazzo che raccontava di come la malattia di suo padre era stata l’occasione per avere una relazione con lui e benediceva per questa cosa. Io ero molto stupita e nel cuore non avevo che gratitudine profonda e sconfinata. Dopo questo momento meraviglioso seguiva un rinfresco in palestra fatto di cose semplici portate da ognuno di noi in cui si stringevano le amicizie e la condivisione si faceva sempre più concreta.
Sono passati molti anni, ma da allora i capodanni a casa nostra sono fatti così! Prima solo io e Francesco, poi si e’ aggiunta Chiara, poi Maria e spero fra un po’ anche Samuele che va a ninna ancora troppo presto. Poi più di recente abbiamo iniziato ad invitare i nostri amici, che magari erano soli e, davanti ad una bellissima icona fatta a mano dal mio maritino, mettiamo 12 piccole candele (vedi foto). Facciamo memoria per ogni mese solo delle cose belle o delle cose che sono state occasioni per crescere nell’amore. E dopo l’oratio passiamo alla magnatio cioè tutti a tavola a ridere e scherzare fra spaghetti, panettoni, spumante e scintillanti. Quest’anno ne avremo tante di cose da dire!
Quindi niente piatti o lavatrici dalla finestra per scacciare e dimenticare l’anno vecchio, ma anzi fare memoria per un anno di Grazia che e’ passato ed uno che inizia.
Buon anno ragazzi.
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