Come è nato 5p2p? In cosa consiste? Quante persone partecipano?
Alessandra: Siamo sposi dal 2005 dopo un intenso cammino di fidanzamento con i frati di Assisi. Fin dall’inizio abbiamo avuto una forte necessità nel ricercare quale fosse il carisma della nostra coppia. Ogni coppia infatti ha un carisma particolare da esprimere! Il Signore ha usato gli anni (e tanti traslochi) per purificare il nostro cuore. Tre anni fa, rileggendo il vangelo del nostro matrimonio “d’ora in poi sarai pescatore di uomini” (Lc 5,10), abbiamo intuito che il Signore ci chiamasse all’evangelizzazione. Una cosa del genere ci sembrava però assurda: noi non siamo consacrati, non abbiamo studiato teologia e non siamo neanche psicoterapeuti; siamo una semplice famiglia italiana con tre figli che vive in Germania. Che fare? Contemporaneamente però iniziarono a chiederci di fare delle testimonianze ad Assisi a degli incontri sull’affettività a cui partecipano sempre centinaia di giovani. Abbiamo detto il nostro si e per approfondire alcuni temi della testimonianza è nata l’esigenza di scrivere un blog. Da li’ è iniziato tutto.
Ad oggi 5pani2pesci si occupa di portare Cristo nella vita dei giovani dando strumenti pratici e concreti per rispondere alla chiamata ad amare affrontando temi forti con una modalità molto diretta. Il fine è sempre testimoniare la bellezza della vita in Cristo! Concretamente: scriviamo un blog; apriamo la nostra casa all’accoglienza di giovani, coppie di fidanzati e sposi; giriamo video di evangelizzazione che raccontano storie di testimonianza, organizziamo corsi di formazione sul tema vocazionale e dell’affettività; e facciamo testimonianze, siamo stati in tutta Italia ed anche a Madrid! Parlando tante lingue ed avendo abitato in Italia, Svizzera, Francia e Germania, nutriamo il forte desiderio di portare 5p2p in europa, in particolare il corso che abbiamo organizzato L’amore chiama, l’amore è urgente!. Da circa due anni io e Francesco stiamo dedicando tutta la nostra vita a questa attività.
Quando siamo partiti eravamo solo io e Francesco, e per molto tempo è rimasto così. A partire dall’anno passato una coppia ha avuto il desiderio di aiutarci e ha creato insieme a noi un progetto con delle persone disagiate a Milano per creare bomboniere solidali. A Madrid si è formato un piccolo gruppo di persone che traducendo il progetto in spagnolo ha permesso la nascita di 5p2p in Spagna. In totale abbiamo circa una quindicina di persone che ci aiutano a portare avanti il progetto, la bellezza è contagiosa! La risposta al progetto è per noi incredibile: ogni mese seguono 5p2p circa 10 mila persone tra ragazzi in cammino e giovani sposi.
Ho letto sul vostro blog che desiderate «aiutare i giovani a scoprire la loro vocazione all’amore e, in modo concreto, a vivere un fidanzamento forte e luminoso in Dio e costruire sulla solida roccia di Cristo l’amore tra un uomo ed una donna». Come si può vivere un fidanzamento «forte e luminoso»?
Francesco: L’unico modo per vivere un fidanzamento forte e luminoso è mettere Cristo al centro della nostra vita. Ma come si fa in pratica? Il nostro padre spirituale dice sempre “nessuno entri nell’amore che non sia un iniziato!”. Studiamo anni e facciamo molta pratica per diventare medici, avvocati o tecnici ma in amore ci buttiamo a caso sperando che vada bene. Ma non funziona così, in amore bisogna avere gli strumenti giusti. L’amore è il centro di tutta la nostra vita e fallire li’ vuol dire fallire nella parte più importante della nostra vita. Tutti, proprio tutti, siamo chiamati a rispondere alla chiamata all’amore, a vivere un’affettività piena e matura.
È una bugia che se le tue storie d’amore non vanno, allora ti devi consacrare. Lo ha spiegato bene papa Francesco che presupposto fondamentale per la consacrazione è che quella persona sia “in grado di formare una famiglia e per Gesù rinunciarci” (Udienza 3 ottobre 2014). Quindi il cammino dei fidanzati parte proprio nel capire che cos’è l’Amore. Bisogna avere gli strumenti giusti, capire, illuminati dalla parola di Dio, quali sono le dinamiche che fanno morire una relazione e quali quelle che la rendono forte. E chi più di Dio può spiegarcelo?! Il fidanzamento è un tempo di prova, un discernimento, per capire se due ragazzi sono chiamati o meno alla vocazione del matrimonio insieme. Li’ bisogna investire. Tutto il nostro lavoro è proteso per fornire e divulgare gli strumenti necessari a questo discernimento attraverso la testimonianza di vita di chi ci è già passato.
Come avete vissuto il vostro fidanzamento?
Alessandra: È stato un po’ un disastro! Avevamo un sacco di difficoltà fra cui la distanza (1600 km) e molte altre differenze. Di certo non eravamo una coppia perfetta, al contrario! Ma cercavamo Cristo ed il nostro desiderio più grande era rispondere alla nostra vocazione. Ma la relazione sarebbe morta se non avessimo avuto il supporto dei frati di Assisi che con amore e attenzione ci hanno istruito su cosa sia l’amore e come funzionano le sue dinamiche. Noi siamo stati i primi a trarre vantaggio delle cose che proponiamo in 5pani2pesci. Senza gli strumenti ricevuti ad Assisi e senza il nostro padre spirituale non avremmo mai capito in maniera chiara quali fossero i nostri problemi relazionali e, pieni di scoraggiamento, non ci saremmo sposati. Nelle relazioni di coppia ci sono delle verità così profonde, che solo l’ascolto attento della parola di Dio puo’ portare a piena maturazione.
In un tempo in cui sempre più coppie decidono di convivere invece che sposarsi, come proporre oggi il matrimonio?
Alessandra: Mi sono sempre fatta questa domanda: qual è la differenza fra convivere e sposarsi in chiesa? Cosa cambia concretamente? La risposta l’ho trovata durante una brutta crisi dopo tre anni di matrimonio. Lí, quando mi sembrava tutto un fallimento e non avevo più speranze, il sacramento ricevuto mi ha salvata, perché ho creduto che quel dolore era per un bene più grande, anche se non lo vedevo e soffrivo molto. All’oggi posso dire che quella difficoltà mi ha permesso di andare a fondo, guarendo le mie ferite passate. Tutto questo è stato doloroso e Cristo è passato nella mia vita proprio attraverso le mani di Francesco. Se di fronte al dolore avessi mollato, la nostra coppia si sarebbe distrutta ed io mi sarei richiusa ancor di piu’ in quelle ferite. Da quella crisi è iniziato per noi un nuovo matrimonio. Sposarsi in chiesa vuol dire amarsi da Dio, sposarsi in tre: io, Francesco e Cristo.
C’è anche l’altro estremo: molti ragazzi fanno fatica a fidanzarsi. Come mai?
Alessandra: Io ero una di quelle brave ragazze di cui sono piene le parrocchie. Avevo tantissimi amici, ero brava nello studio e tutti mi volevano bene ma non riuscivo a fidanzarmi. I motivi erano due nel mio caso: mancanza di autostima e paura di entrare in relazione profonda con un ragazzo. Nel corso L’amore chiama, l’amore è urgente! parliamo molto di questo. Ci vogliono strumenti pratici e concreti per capire cosa Dio dice di te (“Sei prezioso ai miei occhi”, “Sei degno di stima”, “Sei un prodigio”, ecc.) e come entrare in un relazione d’amore. Allo stesso tempo è importante riconoscere quando una persona ha delle situazioni irrisolte ed ha bisogno di un cammino personale psicologico per potersi donare pienamente nell’amore.
Cosa gli si può dire, specialmente quando passano gli anni e vedono che non riescono a sposarsi?
Francesco: Questo è un tema molto delicato e sofferto. La chiamata all’amore è per tutti, in qualsiasi condizione di vita e età. Durante i nostri incontri a volte ci sono persone over 40 che probabilmente non si sposeranno più. I motivi per questo sono molti: chi aveva dei problemi irrisolti, chi non aveva avuto gli strumenti, chi aveva perso fiducia nell’amore. La felicità è una scelta! Dio ha per ognuno di noi un progetto unico, e in qualsiasi condizione ci troviamo possiamo rispondere a questa chiamata. Proprio la nostra sofferenza ed i punti scuri della nostra vita possono essere la radice per poter amare gli altri nelle loro difficoltà. Dio è buono e credere profondamente a questo è la radice della santità e la nostra salvezza. Dio ha per ognuno di noi un progetto unico: per noi è stato sposarsi giovanissimi, per altri può essere partire, per altri rimanere dove si è e perdonare qualcuno. Soltanto stando in ginocchio davanti a Dio ognuno di noi può capire in quale forma può rispondere alla chiamata all’amore.
Credete che la Chiesa debba pensare ad una qualche iniziativa specifica per favorire l’incontro di ragazzi e ragazze cosí che si possano conoscere?
Francesco: La chiesa siamo noi e non un ente esterno. Non credo che il punto sia organizzare situazioni artificiali per potersi incontrare. Penso che invece sia fondamentale uscire dallo schema classico ed incominciare a vivere la comunità non da spettatori ma da attori: la stessa differenza che passa tra l’andare al cinema e l’andare in palestra. Mettendoci in gioco ognuno di noi in prima persona, condividendo le esperienze personali, le difficoltà e le gioie, si creano i presupposti per l’esistenza di un tessuto di relazioni più vere e profonde. Infine è necessario incentivare incontri sull’affettività, non di stampo puramente teorico, ma basati su testimonianze concrete per fare in modo che, avendo gli strumenti giusti, i ragazzi possano entrare in maniera matura all’interno di una relazione.
Il Sinodo sulla Famiglia ha mostrato preoccupazione per i giovani sposi, perché buona parte delle separazioni avviene nei primi anni. Quale è la vostra esperienza? Come siete riusciti a “sopravvivere”?
Alessandra: Abbiamo vissuto proprio questa esperienza di arrivare a pensare di separarci dopo tre anni di matrimonio e capiamo bene perché molti matrimoni finiscono. In tutte le vocazioni, anche in quella sacerdotale, arriva sempre il momento della prova. Questo è il momento più importante, il perno centrale della nostra vocazione, il momento in cui si arriva a conoscere il peggio dell’altro, il momento in cui “manca il vino” come alle nozze di Cana. Noi non siamo chiamati a compiere i miracoli, ma le giare di acqua le possiamo riempire! Non dobbiamo essere forti, ma alleati con il forte! Se Gesù è stato invitato al nostro matrimonio e noi lo lasciamo agire, allora vedremo il miracolo e quel matrimonio sarà più buono di prima proprio come il vino. Ci vogliono due cose per sopravvivere: la grazia del sacramento e il saper chiedere aiuto alla chiesa e, quando necessario, a dei professionisti.
Come si possono accompagnare gli sposi nei loro primi anni di matrimonio? Cosa si può fare all’interno della Chiesa e della parrocchia?
Francesco: È fondamentale dare gli strumenti durante il fidanzamento e seguire le coppie nei primi anni di matrimonio. Per fare questo, secondo noi servono coppie che hanno vissuto e vivono un’esperienza forte di Dio, coppie che hanno già affrontato grandi difficoltà come una crisi, coppie che aiutano altre coppie con strumenti pratici alla luce della parola di Dio. Ogni coppia non deve sentirsi sola! Siamo tante le famiglie in cammino, ma chiusi nella nostra quotidianità, rimaniamo soli. È per questo che la condivisione, la testimonianza e l’incontro diventano chiave per l’incoraggiamento: “Se anche loro hanno vissuto questo problema e sono sopravvissuti, ce la possiamo fare anche noi!”. Questa è la chiave di 5pani2pesci, condividere quei pochi pani, ovvero la nostra semplice e quotidiana esperienza di fede, che nelle mani di Cristo arrivano a sfamare una moltitudine.
L’articolo è apparso originariamente in Spagna sulla rivista “alfa y omega” e la potete trovare a questo link.
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