La preghiera del GRAZIE!

by Alescanca,
La preghiera del GRAZIE!

Dice sempre padre Giovanni “Dio mette i Suoi doni nei tuoi grazie”. Non so voi, ma io non so mai come pregare. Nella preghiera bisogna chiedere, bisogna adorare, bisogna riflettere…??? Che bisogna fare? Forse bisogna semplicemente ringraziare.

Imparare a dire grazie

Appena ho iniziato il mio cammino di discernimento vocazionale con Padre Giovanni ad Assisi ho iniziato a cambiare il mio modo di pregare. La prima cosa che mi disse è stata: “Dio mette i Suoi doni nei tuoi grazie. Ma tu lo ringrazi Dio? Tu lo ringrazi per quello che sei, per quello che ti ha dato, per il tuo corpo?”. Io…. beh, non proprio direi… poi al corpo non ci avevo mai pensato; giusto magari avevo ringraziato di essere in salute, forse per sbaglio, qualche volta davanti ad immagini di persone in fin di vita. Padre Giovanni mi diede questo compito: scrivere su un quaderno una lode a Dio per ogni parte del mio corpo; in pratica dovevo sia mettermi davanti allo specchio e ringraziare per ogni singola parte di me e sia prendere un libro di anatomia e studiare tutti i miei organi interni e la loro funzione. Tutto questo lavoro per lodare Dio per come mi ha creata.

Lui mi ha insegnato che la preghiera piú grande è la lode, il ringraziamento. Infatti, se ci pensi, anche con la messa, il momento piú importante che esista al mondo, noi celebriamo l’eucaristia, ovvero il ringraziamento.

Poi lui aggiungeva: “Quand’è che preghi per il tuo fegato? Quando si ammala. Mai ringraziamo Dio per il fegato, per tutto quelle cose che fa per farci stare bene. Ce ne ricordiamo solo quando non funziona”. Capperi quanto ha ragione.

Sono due settimane che sono agli arresti domiciliari a causa del mio alluce rotto. Non credo di aver mai ringraziato Dio per la falange del mio dito. Quando mi hanno fatto la radiografia in ospedale e mi hanno detto che una falange era rotta e un’altra fratturata, ho pensato “ah, giusto… anche le dita dei piedi hanno le falangi”. Eppure questo piccolo ossicino che non sapevo neanche esistesse, oltre al dolore cane che mi ha fatto vedere le stelle del cielo a distanza ravvicinata senza telescopio, paralizza una persona intera. Non so tu, ma io proprio non avevo mai ringraziato Dio per le falangi dei piedi. Eppure tanto inutili non devono essere.

Mi rendo conto che il mio modo di relazionarmi con il Signore spesso è stato un po’ da vittima, nel senso che cercavo di essere vista da Lui per essere commiserata, per avere una pacca sulla spalla. Nella preghiera cercavo il conforto e la consolazione anche se, peró in fondo, volevo che si traducesse in un “poverina, come ti capisco”, un vittimismo religioso insomma. Io chiedevo, chiedevo sempre. Quando non ottenevo mi sembrava un’ingiustizia, nell’ennesima, pure Dio era ingiusto. Poi ho cambiato prospettiva grazie a quell’esercizio che mi aveva fatto fare padre Giovanni. Forse bisogna innanzitutto ringraziare, a priori in qualsiasi circostanza.

E se fosse una grazia?

Quello che per me fa la differenza tra essere credente e non esserlo è questa visione. Vedere tutto come una grazia.

Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio. Rm 8,28

Di solito chiediamo, ci agitiamo, riempiamo la testa a Dio di tantissime chiacchiere, ma la prima cosa da fare è ringraziare sempre e comunque. Ringraziare per le falangi prima che si rompano e anche dopo. E se fosse una grazia questo mio stare a casa ferma a perdere tempo a farmi stracciare a briscola da Chiara e a scrivere questo post? Se questa fosse un’occasione che Dio mi sta dando? Per me questa è l’unica cosa che mi cambia la vita. Vedere la vita dalla prospettiva di Dio è la cosa che cambia la mia vita.

In realtá la grazia in questa situazione giá l’ho vista. Questo è un blog e cerchiamo di condividere tante cose, ma ci sono cose tanto profonde che Dio opera nella nostra vita quotidiana e nel mio cuore che chiaramente non condivido perché troppo preziose ed intime. Certo che mai avrei immaginato che il Signore risolvesse una situazione che ci stava preoccupando molto e sfuggendo di mano con un dito rotto. Questa soluzione mai me la sarei immaginata! Peró ero certa che il Signore avrebbe ascoltato la mia preghiera di mamma. In questi giorni ho pensato spesso a Giacobbe: Dio, nella genesi, l’azzoppa (gli fa male all’anca e lo fa zoppicare) e, proprio grazie a questo, suo fratello quando lo vede da lontano si impietosisce e fanno pace dopo tutto quello che Giacobbe aveva combinato. È per questo che dobbiamo ringraziare! Perché certe volte i guai che ci succedono sono addirittura la risposta alle nostre preghiere… pensa! Su quel grazie Dio giá predispone altre grazie. In questa fiducia Dio dá grazia su grazia. È la parola “grazie” che ci rende figli.

La differenza tra religione e fede

Tante sono le persone che pregano e vanno in chiesa. Tantissime le persone che fanno volontariato e sono bravi ragazzi. Ma la fede a cosa serve? Che ti cambia?

Per essere una brava persona, generosa e altruista non serve essere credenti. Anche per andare in chiesa, dare una mano alla caritas e cantare nel coro, non c’è bisogno di credere. Ci sono persone a cui interessa la Juve (acerrimi nemici di mio marito) e persone che stanno bene in oratorio. Ma cos’è che ti cambia la vita? Se hai fatto un incontro vero con Dio si vede nel dolore, nella prova. Io in questo articolo ho parlato di un dito rotto, ma so che le prove vere e i dolori veri sono ben altri. E lí, come fai a ringraziare Dio? Come si fa?

Quando vivi la religione di solito ti arrabbi con Dio: “Proprio a me doveva succedere! Dopo tutto il bene che faccio nessuno si è ricordato di me” oppure “Ma a me Dio questa non doveva proprio farmela” e poi ti guardi intorno e dici “C’è tanta gente disonesta e cattiva a cui va tutto bene, mentre io sono una brava persona che non ho fatto mai male a nessuno e guarda cosa mi succede”. Il cuore è arido. Non c’è relazione, ma moralismo/fatalismo, chiamatelo come volete.

Il dolore fa veritá sempre, mette chiarezza con te stesso, con Dio e con le relazioni intorno a te. Lí si vede se vivi la religione o la fede. La religione è un fare qualcosa di santo come aiutare le persone, dire preghiere, essere brave persone. La fede è una relazione a tu per tu con Dio che ti mette in discussione e ti fa vedere la cose come un’occasione, anche quelle brutte. Non è ottimismo, ma speranza certa, fede profonda, vivere di una paternitá sicura.

Sempre padre Giovanni dice che la fede cristiana è contro tutte le religioni anche quella cristiana. La fede è una relazione con Qualcuno che ti cambia la vita, non è l’insieme di regolette da bravi ragazzi da seguire cosí tutto andrá bene. La fede ti fa dire sempre “grazie”, sempre. La fede è fuori da ogni regola, infatti i santi sono persone che hanno fatto cose assurde, sconvenienti, controcorrente, a volte inaccettabili agli occhi dei benpensanti. Gesú ti sembra un bravo ragazzo? Ti pare che faceva volontariato e pretendeva che gli andasse tutto bene perché era bravo? A dirla tutta, gli è andata abbastanza male da un punto di vista umano.

Non temere

Quanto piú ringraziamo tanto piú siamo capaci di godere dei doni di Dio. Tanto Lui giá lo sa di cosa abbiamo bisogno, meglio ringraziare in anticipo, durante e dopo.

Una volta, uscendo dall’universitá, avevo un forte dubbio proprio su questo. Pensavo: “ma veramente Dio sa tutto e provvede, oppure è tutto un autoconvincimento?”. Passo davanti alla cappella universitaria. Entro. Al centro della navata centrale c’era il lezionario aperto con un salmo che diceva:

Chi ha formato l’orecchio, forse non sente? Chi ha plasmato l’occhio, forse non vede? Salmo 93

Caspita!!!! Ho l’impressione che ci dimentichiamo che Dio ascolta di sicuro. Ma poi, ti pare che Uno che crea il mondo, gli animali, il mare, l’uomo, poi non è capace di ascoltare una mia necessitá? Solo ci dimentichiamo sempre che Lui non opera secondo i nostri piani, ma usa strade che noi di solito neanche ci immaginiamo come risposta. Ad esempio: noi chiediamo l’umiltá e Dio ci dona una serie di umiliazioni, una dopo l’altra. Non capisci. Ma che sta succedendo? È semplicemente la risposta alla tua preghiera! (questo è uno dei motivi per cui mai chiederei l’umiltá a Dio :-). Dei nostri amici chiedevano insistentemente al Signore di vivere la povertá perché gli colpiva tantissimo un brano del vangelo che avevano scelto per il loro matrimonio. Il Signore ha risposto con un contratto a tempo indeterminato e loro sono rimasti senza parole. Dopo qualche anno hanno avuto il dono di una bambina affetta dalla sindrome di down e stanno capendo davvero cosa sia la povertá. Leggete la loro storia qui. Questo per dire che Dio ascolta e come, anzi dobbiamo fare attenzione a quello che chiediamo, ma la Sua risposta è geniale, fuori schema, imprevedibile, un’avventura che mai avresti pensato. Noi davanti a queste risposte non sempre ci rendiamo conto di quanta grazia ci sia e non ringraziamo mai abbastanza. Mentre Dio risponde alle nostre preghiere pensiamo addirittura che Lui ci stia abbandonando o altre cavolate. Puó un Padre abbandonare i Suoi figli? Se Dio non provvedesse ai suoi figli non sarebbe piú padre.

Dio ci ricolma sempre di doni, ma mentre ce li da’ noi siamo impegnati a chiedere altro. Chiediamo quello che noi pensiamo sia bene per noi come Samuele, mio figlio, che mangerebbe gelato e cioccolato a colazione, pranzo e cena. Ai suoi occhi siamo un po’ cattivi a fargli trovare un piatto di pasta a tavola, ma lo facciamo per il suo bene, sappiamo meglio di lui di cosa ha bisogno per crescere bene. Dio fa lo stesso con noi. Dio non solo ascolta le nostre preghiere, ma compie le sue promesse.

Quindi ringraziamo sempre e comunque perché tutto è grazia anche le difficoltá piú dolorose. Se non guardiamo la vita da questa prospettiva non c’è relazione con Dio, non cambia granché nella tua vita a conti fatti. Dio si è fatto uomo per salvarci nella morte, nel dolore, nel fallimento, nel peccato, nella disgrazia. Non è venuto con la bacchetta magica a togliere la morte, il dolore, cosa che noi vorremmo tantissimo. Noi vorremmo una vita tutta di gelato e cioccolata come Samuele, ma Dio ci tratta da figli, da persone con una dignitá alta e quindi ci presenta a volte una minestra che proprio è amara, ma che ci fa bene e ci fa conoscere il vero piacere di gustare un gelato buono.

I miei esempi preferiti sono san Francesco e santa Chiara che mentre morivano cantavano le lodi piú elevate a Dio. Sono riusciti a chiamare la morte “sorella” e a ringraziare Dio per essere stati creati. Dio con san Francesco non sapeva piú come fare tanto era il suo ringraziamento continuo, non sapeva quale grazia concedergli tanto che gli disse “Chiedimi tutto quello che vuoi” e san Francesco chiede l’indulgenza plenaria in Porziuncola. A noi, invece, basta un’ingiustizia a lavoro per farci arrabbiare con Dio.

Dopo un’ingiustizia o un piede rotto potremmo iniziare a ringraziare cosí: Grazie Signore che mi dai questa prova! Finalmente adesso ho qualcosa di serio da offrirti e non le mie solite chiacchiere. Grazie Signore per tutte le falangi dei piedi, per le mie e quelle dei mie figli. Non sapevo quanto erano importanti. Grazie Signore che adesso mi dai l’occasione per farmi volere bene fino lasciarmi aiutare a farmi una doccia. Ma soprattutto Signore ti ringrazio perché hai usato questa cosa per risolvere un problema ben piú serio e piú preoccupante. Solo Tu Signore potevi agire in maniera cosí geniale e provvidenziale. Solo Tu Signore potevi ascoltare in modo cosí elevato la mia piccola preghiera. Grazie Signore!




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