Sono le cinque del mattino. Tutto tace. Francesco è a Milano per un matrimonio e i bambini dormono beati tranne Rebecca qui nel mio enorme pancione che calcia a tutta carica. Ho appena prenotato un albergo perché oggi raggiungo Francesco in aeroporto a Napoli per partire insieme a Roma per un’intervista a TV2000. Insomma la mia giornata è partita giá.
Sará la luce calda delle mattine estive o la prospettiva di passare due giorni da sola con Francesco dopo un periodo un po’ faticoso o forse prendere l’autobus (cosa che non faccio da tempo) ma tutto questo mi ricorda le origini, quando prendevo il pullman delle 5.30 proprio da qui, in Basilicata, per arrivare a Roma ed incontrare quel mio amico della marcia che nel frattempo era diventato il mio ragazzo. Non voglio fare la romanticona, ma a volte mi piace fermarmi e rendermi conto della strada fatta.
Una finestra spalancata sul mondo
Ci siamo conosciuti alla marcia francescana, camminando verso Assisi per ricevere il perdono alla Porziuncola. Francesco era in “bonifica” ovvero era in pausa obbligata dal finire nell’ennesimo pasticcio amoroso. Per lui questo voleva dire avere sí uno stop nell’entrare in una storia, ma allo stesso tempo, poter conoscere tutte le ragazze senza secondi fini. Insomma libero sfogo a qualsiasi conoscenza.
Io, invece, una ragazza acqua e sapone di un paesino del sud. Un po’ insicura e totalmente incapace con l’altro sesso. Un giorno mi si avvicina questo ragazzo e mi dice: “Ciao Alessandra! Ti stavo cercando. Volevo camminare un po’ con te”. Io non sapevo assolutamente chi fosse… peró, passo dopo passo, iniziammo a parlare dei nostri zaini (i piú piccoli di tutti i marciatori!) e di tante cose. La cosa che non dimenticheró mai è una chiacchierata a cena in un bellissimo angolo di paradiso ombreggiato, sfiniti dai chilometri e dal sole di quella giornata, in cui iniziammo a parlare di come fare a scegliere la facoltá universitaria giusta per me. Francesco mi disse: “Non è difficile: guarda gli esami dei corsi, poi ti iscrivi a quello che credi ti interessa di piú, ti impegni al massimo per dare gli esami e dopo un anno ti fermi e decidi se davvero è quello che vuoi fare. Se non ti piace lasci e ti iscrivi ad un altro corso di laurea”. A queste parole dentro di me si è spalancata una finestra sul mondo che non pensavo si potesse aprire. Libertá. Che libertá! Che leggerezza! Che bello vivere una cosa come l’universitá per me cosí carica di aspettative mie e della mia famiglia in un modo cosí bello. Libertá. Credo che in quel momento mi sono innamorata del ruvido. Qui i cuoricini sarebbero d’obbligo, ma non finisce qui…
Libertá, odi et amo
Fin qui il miele è tanto e credo che solo le ragazze siano riuscite a leggere oltre la terza riga. È arrivato un giorno, peró, in cui proprio questa libertá che ho tanto amato in Francesco mi ha messo in difficoltá. Per vivere questa libertá ho dovuto fare i conti con tanti miei piccoli compromessucci, con le mie quattro sicurezze, con il mio noncambiamoniente, con la pretesa di mantenere le situazioni sotto totale controllo, soprattutto con la paura di ascoltare e fidarsi. Capperi quant’è difficile certe volte! Che sudata. Io mi cago sotto solo all’idea di certe scelte che magari ho giá fatto e sto giá vivendo. Se ci penso meglio mi vengono le vertigini perché è un’arrampicata che sembra senza corda. Insomma tanto quanto mi sono innamorata di quella libertá in Francesco tanto l’ho odiata e combattuta con tutta me stessa. In fondo la maggior parte dei nostri scontri sono su questo.
Oggi vedo che senza Francesco mai e poi mai sarei passata su questi sentieri, mai avrei percorso questa strada, mai avrei imparato a fidarmi. Il matrimonio è una vocazione e l’uomo che ho al mio fianco è proprio la grazia che Dio mi dona (nonostante gli menerei a giorni alterni per quanto è capoccione e insopportabile!) per vivere questa libertá di fidarmi di Lui. Caspita che cosa grande… mi mancano le parole. La libertá piú grande è la fiducia. La fiducia ci libera dalla paura. Se ci penso è stato proprio questo imparare a fidarmi piano piano che mi sta togliendo la paura di non essere all’altezza, di non farcela economicamente, di organizzarmi tutti i miei piani B, di avere sempre il paracadute. Non di irresponsabilitá, ma di fiducia, di vivere a pieni polmoni di libertá.
Prima il progetto di Dio
C’è stato un tempo in cui ho vissuto di “fare” cose buone, di impegno in parrocchia soprattutto. Da quando abbiamo iniziato il cammino di discernimento per iniziare 5pani2pesci, invece, nonostante tantissime paure, soprattutto quella di lasciare una sudatissima carriera che stava portando stabilitá economica, ho vissuto un cambiamento nella mia vita molto profondo: dal “fare” cose buone al darmi la libertá con Francesco di godere dell’Amore di Dio. Nel cercare il progetto di Dio come prioritá assoluta e godere di tanto Amore prende forma poi tutto il resto. La nostra vita si è come ordinata a questo obiettivo irrinunciabile. Tutto ha preso il suo posto secondo questa prioritá: prima il progetto di Dio e poi pensare a come vivere, come risolvere i problemi di coppia, dove abitare, come stare con i figli. Attenzione!!! Non sto dicendo che viviamo mettendo come prioritá il Signore e il suo progetto su di noi e non lavoriamo o aspettiamo che la vita si risolva da sola nella sua complessitá. No! Non sto dicendo questo! Sto invece dicendo che quando metti il Signore al centro e vivi a pieno il sacramento del matrimonio tutto il resto prende un altro ordine: ad esempio vivere in una casa piccola o potersi permettere una casa piú grande diventa secondario, non perché non ne abbiamo bisogno (fra due mesi e mezzo saremo in sei! Avere una stanza in piú non sarebbe male visto in casa ci lavoriamo anche), ma perché i miei pensieri sono spesi per qualcosa di piú grande. Capite cosa intendo?
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Riordinando le cose si fa ordine nella relazione con Dio e nasce nel cuore tanta gratitudine, quella che ci porta ad alzarci la mattina alle cinque per lavorare per 5pani2pesci, per le foto ai matrimoni, per i video, per piegare i calzini (stamattina giá ho piegato una lavatrice), a viaggiare in continuazione anche con il pancione, a fare gli incontri anche con il dito rotto, ad intrufolarsi nel letto dei figli per fare le coccole mentre ancora dormono. Non è per buonismo o volontariato, ma solo per gratitudine che si arriva a fare tutto questo.
Ieri, sempre per questa intervista che faremo, ho dovuto scrivere una mail per la redazione dove scrivevo i punti per noi importanti della nostra storia. Ho scritto in sostanza due cose: la prima è il fatto che per noi il focus della nostra vita è il progetto di Dio e tutto il resto prende il suo ordine di conseguenza e la seconda cosa è che non ci accontentiamo di una bella vita, ma vogliamo che sia soprattutto una vita piena. Stamattina peró pensavo anche un’altra cosa: la libertá, mi sono innamorata della sua libertá.
Se penso a noi due faccio fatica ad avere un’immagine tranquilla ed idilliaca del tipo io e lui mano nella mano seduti a godere di un tramonto. Noi o camminiamo in salita su qualche montagna con lo zaino addosso, oppure, se non facciamo niente di interessante, iniziamo a parlare di qualche frustrazione e finisce che litighiamo. Su alcune dinamiche, nonostante gli anni di matrimonio, siamo molto indietro. Forse perché per tanti anni abbiamo vissuto soli in situazioni quasi sempre complesse per noi e non ci siamo dedicati abbastanza tempo per imparare a godere in maniera semplice dei momenti semplici… o forse siamo difficili e basta.
Se invece penso ad un’immagine reale di tutta la strada che facciamo insieme penso ad una finestra spalancata con un venticello leggero, fresco, quel sollievo mattutino delle giornate estive, proprio come quello di stamattina insomma. La prima cosa di cui mi sono innamorata di Francesco è stata questa sensazione profondissima di libertá. Il primo giorno che l’ho conosciuto sono rimasta abbagliata da quella sensazione fresca mattutina che ti fa respirare un’aria diversa, pulita, energica, liberatoria. Credo che quel giorno je suis tombé amoureuse (sono caduta innamorata, direbbero i francesi). Quel giorno lí è nata una stima per questo ragazzo davvero esagerata. Ho pensato “questo sí che ha le palle! Che uomo!”. I miei progetti e i miei pensieri erano da tutt’altra parte, ma questa è un’altra storia, ma quel ragazzo non era uno qualsiasi.
Spero che davvero arrivi l’estate vera perché quest’aria fresca e luminosa del mattino all’alba mi fa ripensare da dove sono partita, quando mi sono innamorata di quel ragazzo della marcia e a dove Dio mi sta portando lottando a cuore a cuore con tutte le mie resistenze che piano piano lasciano il passo lesto della fiducia. Queste oggi sono le mie lodi mattutine, i miei salmi personalizzati cantati nel silenzio della mia preghiera. Che abbia inizio una buona giornata! Adesso mi tocca partire da cose piú complicate, quelle in cui io sono una frana: cosa mi metto per andare in tv con questa panza enorme???
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