Un amore perfetto

by Ruvido,
Un amore perfetto

Da quando mia moglie ha trovato un metodo per scegliere i film che gli piacciono, va piuttosto a colpo sicuro. Punta dritto su genere sentimentale e dopo aver sfogliato qualche titolo, trova la sua perla per la serata. Seduti comodamente sul divano, sono ormai rassegnato a storie strappalacrime, amori impossibili e struggenti… e poi i baci, anche perchè a detta di mia moglie, un film senza un bacio, non è un film…

L’altra sera però il titolo del film l’ho proposto io. I ponti di Madison County, una storia dei miei tempi. La prima volta che l’ho visto era su una cassetta VHS in lingua originale in allegato a Speak-up (…e se non sai di cosa sto parlando che epoca ti sei perso!!!). Chiaramente di genere sentimentale, racconta la storia di una donna sposata (Meryl Streep) che dopo un incontro con un fotografo di passaggio (Clint Eastwood) sperimenta un amore travolgente e romantico, che la mette di fronte al bivio se lasciare il marito e abbracciare questo amore, o rimanere con il marito ed abbandonare la promessa del sogno.

Ricordo chiaramente che a 17 anni, mettendomi nei panni di Meryl Streep, non ebbi alcun dubbio sul da farsi: lasciare tutto ed inseguire il sogno… Al rivederlo oggi, le cose sono cambiate perchè mi sono fermato a pensare alle conseguenze reali di lasciare quel tutto. Ho visto il dolore del marito, ho visto la vita spezzata dei figli e l’inconsistenza di un amore romantico basato su poche travolgenti emozioni.

Questo non vuol dire che ho abbandonato i sogni!! Anzi… direi piuttosto che se prima vedevo la scelta di restare come un semplice dovere morale, oggi la vedo come una profonda e consapevole scelta d’amore, non soltanto per le persone che contavano su di lei, ma proprio per lei stessa (!).

L’amore romantico

Il cambiamento del mio punto di vista porta direttamente ad un’altra bruciante questione sulla natura stessa dell’amore. Immagino saremo tutti d’accordo che la dedizione quotidiana di una moglie per la sua famiglia è amore. Ma allo stesso modo molti anche concorderanno come il bruciante interesse per un uomo rifletta un sentimento d’amore. La cosa pazzesca di questo ragionamento è che le due cose, i due amori in questione, possono essere profondamente in disaccordo. Accade, e non è affatto cosa dell’altro mondo, che un uomo o una donna sposati, un sacerdote, un frate o una suora, possano incontrare delle persone nella loro vita e sperimentare quell’amore romantico di cui parla il film. Magari non così profondo e travolgente (… è pur sempre un film), ma è possibile che una persona entri nella tua vita scombinando i piani e le tue scelte di vita.

Questo è quello che si chiama l’amore romantico. E cioè un amore irrazionale, attraente e coinvolgente. Un sentimento che ci prende, che per un momento fa passare tutto in secondo piano. Se corrisposto, ci dona appagamento ed una sensazione di felicità. È così coinvolgente e bello che siamo convinti che questa sia realmente la vera faccia dell’amore. E siamo convinti di questo perchè nell’amore cerchiamo appagamento personale, perchè siamo convinti che l’amore sia certamente un dare, ma alla fine dei giochi sia soprattutto un ricevere, uno stare bene. Non c’è niente di male, ma forse è proprio questa convinzione di base che ci porta a non capire la natura più profonda dell’amore stesso. Che non ci porta a fare un passo oltre.

La forgia dell’amore

Mentre molte ragazzine sbiruline stanno già storcendo il naso a questi discorsi, giovanotti parrocchiosi annuiscono asserendo che certamente l’amore è prima di tutto sacrificio (che immagine raccapricciante scusate…). Ognuno è libero di pensare quello che vuole. Per me il punto cruciale di tutto questo discorso è che l’amore non è una semplice chimica bruciante e neanche una scelta pesante e morale da portare sulla schiena per tutta la vita. L’amore è una forgia, è un cammino che plasma la nostra vita. È scegliere di far emergere la parte migliore di noi stessi. È il setaccio stretto che ci mette di fronte a tutti i nostri egoismi e ai nostri lati più storti. L’amore è stare di fronte ad un’altra persona, rendendoci conto che ci sono delle parti di noi che ci sono di impedimento per amare. Non un: sono fatto così e neanche un calpestami (NO-crocerossinaggine!!). Ma un progressivo raffinamento della nostra persona e dei nostri desideri per renderci più adatti all’amore, al dono di noi stessi, per fare spazio all’altra persona. Per riconoscere come tanti dei nostri desideri siano semplici capricci di bambini che cercano soddisfazioni per stare bene e si perdono la vera bellezza di una vita piena.

Forse queste parole risuonano vuote nella tua testa, forse non ti dicono niente. Forse non è tempo per te… Ma forse hanno fatto vibrare una corda nel tuo cuore. Allora ferma quella nota, falla risuonare dentro perchè c’è una radice forte di verità lì dentro: l’amore è la forgia della tua vita, è lo strumento ed il fine per renderti una persona migliore, per renderti un ragazzo e una ragazza capace di donarsi liberamente e completamente, ma allo stesso tempo rispettando la tua persona in tutta la sua pienezza e dignità.

Il matrimonio è una croce

La cosa può risuonare piuttosto scandalosa e, francamente, è quello che ho pensato io quando mia moglie su una spiaggia del Salento mi ha confidato con solenne semplicità che il matrimonio è proprio una croce. Leggendo lo sgomento nei miei occhi ha voluto subito precisare che … era una croce … ma nel senso buono. Cioè credo intendesse dire nel senso più ampio e profondo del termine… credo. E cioè che il matrimonio, la nostra vocazione, rappresenta la via più alta di crescita spirituale, è il luogo dove aspiriamo alle cose più alte e dove —a colpi di accetta— affiniamo le nostre doti, acquisiamo nuove virtù e stemperiamo i nostri egoismi. In pratica è la via della Salvezza, è la via che ti fa incontrare Dio, ma non certo in esperienze mistiche, ma in un continuo ed incessante morire a se stessi.

È chiaro che la stessa cosa vale per un prete, un frate o una suora. Anzi, udite, udite, penso proprio che se non stai sperimentando questa forgia quotidiana, allora forse qualcosa non va nel tuo matrimonio o nella tua vocazione. Lo so è folle e scandaloso, apparentemente sadico… ma profondamente vero. Lo stesso vale per chi è single, lo capisci quanto stona lamentarsi se l’uomo o la donna della tua vita non arrivano? Stona perchè, come i consacrati e gli sposi, il tuo pensiero fisso dovrebbe essere sulla meta, l’incontro con Dio, e come prepararti a questo incontro bellissimo, il vero traguardo della vita.

Non esiste l’altra metà della mela

Se questa è la prospettiva, è chiaro che non esiste l’altra metà della mela. Che l’incompatibilità di carattere o che il non sento più niente non sono sentenze di morte per una storia, ma semplici dati-di-fatto. Che forse Ed Sheeran ha calcato un po’ troppo la mano con la canzone Perfect. Che questo cammino di forgiatura potrebbe essere fatto con tante persone, che l’anima gemella non esiste. Anzi, trovarla potrebbe essere addirittura un impedimento, perchè gemella in questo gergo vuol dire che appaga i tuoi bisogni. Il che è deviante, perché tutta la questione ruota su come tu possa rendere felice l’altra persona e non il viceversa, in un processo di affinamento in cui tu sei sempre meno in primo piano e passi gradualmente in background sfocando in maniera più o meno cinematica.

È questo il passo oltre da fare.

E quindi forse l’amore perfetto non esiste, l’amore romantico è una cosa appassionante ma non la parte più bella dell’amore. Perchè l’amore è una forgia, dove ogni giorno affiniamo la nostra vita, i nostri desideri ed i nostri bisogni ed in cambio sperimentiamo la libertà, quella vera, la libertà di amare fino in fondo, nonostante noi stessi! (cioè nonostante i nostri limiti…)

Cioè, incominceremo ad amare da Dio.

Lo so, questo post è stato forse un po’ duro, mi dispiace. Ma c’è il cuore e c’è l’essenza per uscire da uno schema che sembra impresso nel nostro DNA, e che ci impedisce di essere felici.

Buon cammino.




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